Gli errori da evitare nell’affrontare l’allergia al nichel

Spesso si manifesta come un’allergia cutanea con manifestazioni sulla pelle. La forma da contatto è assai studiata perché sempre più utensili e bigiotteria contengono questo metallo.

Da un punto di vista scientifico ci viene detto che questa forma allergica è una forte reazione (spropositata) da parte dei linfociti T (una particolare famiglia di globuli bianchi) e proprio i testi ci dicono che il corpo riconoscendo come “nemico” un alimento o un oggetto che contiene il nichel, inizia  la sua battaglia.

Un’altro aspetto è che quasi mai la battaglia viene scatenata al primo contatto ma, in genere, passa un pò di tempo prima che l’organismo venga sensibilizzato. Il punto è che, quando la battaglia si scatena la sintomatologia diviene invalidante e il metallo, che è nascosto praticamente dappertutto, pone limiti pesanti agli alimenti che possono venire consumati. Sopraggiunge il terrore di consumare qualsiasi cosa, si inizia a perdere peso e si può arrivare ad avere carenze nutrizionali importanti legate al   “togliere tutto”.

A questo punto è fondamentale fare il punto della situazione, comprendere come in realtà stanno le cose (la verità è ben lontana dal comune pensare) e attuare una possibile strategia di uscita.

Il problema NON E’ il NICHEL! Il problema reale è la reazione sproporzionata del sistema immunitario, scatenata e mantenuta da una profonda irritazione continua e silenziosa (quella che oggi viene definita dagli esperti la infiammazione cronica silente). questo è un concetto che la medicina clinica convenzionale non ha ancora ben metabolizzato, ma che la medicina non convenzionale e la biologia accademica ha ormai ben compreso.

Torniamo quindi a quella che gli addetti ai lavori chiamano infiammazione cronica silente. Questa è anche la causa profonda di tutte le forme di allergia e sensibilizzazione la cui eliminazione è la vera soluzione al problema. Oggi è ormai assodato che l’origine dello scompenso immunitario origini dall’intestino e dall’intestino si rifletta su tutto l’organismo: attraverso il sangue la reazione immunitaria originata a livello della parete intestinale viene diffusa ad organi ed apparati anche molto lontani tra loro.

In realtà quella che si presenta come un’allergia al nichel è il sintomo spia di un problema nascosto e datato nel tempo. Il tutto è legato ad una situazione infiammatoria cronica di basso grado (quindi con scarsi e sfumati sintomi) a livello della nostra parete intestinale. Oggi si è scoperto che le cause dell’infiammazione sono diverse e tra loro agoniste: lo stress (grazie ad un  delicato intreccio ormonale), un cattivo stile di vita, farmaci assunti con eccessiva leggerezza e una cattiva alimentazione (tutto questo attraverso una modifica della normale popolazione della normale flora batterica intestinale).

Quale può essere la strategia di uscita adeguata?

Prima di tutto bisogna comprendere che ci vuole tempo e le giuste azioni.  Non possiamo pensare che un problema insorto lentamente possa regredire in un attimo. Gli organi chiave in questo delicato equilibrio sono l’intestino e il sistema immunitario: ripristinare l’armonia anatomica e funzionale di questi apparati richiede tempo e lavoro. Certamente non possiamo pensare che la crema al cortisone che ci potrebbe venire proposta per i disturbi dell’allergia al nichel sia sufficiente! Potrà talvolta essere anche utile per alleviare sintomi particolarmente fastidiosi, ma la strada da percorrere va molto più in profondità.

Ma quale sono quindi le tappe chiave di questo percorso di guarigione? 

Ecco i punti essenziali:

Rimuovere le cause scatenanti. Abbiamo detto che le cause sono molteplici e sinergiche tra loro e dovremo quindi agire su tutti i fattori in gioco (stress eccessivo, cattiva alimentazione, farmaci, stile di vita) cercando di capire se tra essi c’è un protagonista particolarmente attivo che richiederà una nostra particolare attenzione. Dovremo eliminare tutti gli alimenti fonte di infiammazione  per almeno tre mesi (glutine, farine, zucchero, cereali, legumi, frutta dolce, latte e derivati, alcolici, caffè, cioccolato, pomodoro, soia, spezie piccanti, semi oleosi). In tale fase può essere molto utile l’esecuzione di un test di intolleranza alimentare ben fatto che ci aiuterà a capire quali alimenti sono particolarmente in gioco in ciascuno di noi, in modo da limitare gli alimenti vietati.

Contemporaneamente dovremo spostare l’alimentazione verso una modalità alcalinizzante e supplementare l’organismo con grassi sani, proteine fresche e prevalente vegetali.

Allo stesso tempo dovremo lavorare sul ripristino dell’integrità della barriera intestinale con prodotti ricchi in  acido butirrico e sul ripristino della normale flora batterica intestinale con i giusti prebiotici e probiotici.

Da non trascurare la lotta contro la sedentarietà (è fondamentale iniziare a coltivare una sana e normale attività fisica) e la correzione dei cattivi stili di vita: gli eccessi (di per sé dannosi), possono essere anche accettati purché moderati e sporadici.

Di fondamentale importanza è la attenta analisi delle eventuali terapie farmacologiche in corso. Troppo spesso le persone assumono con disinvoltura farmaci spesso inutili, se non addirittura dannosi.

Solo una volta risolto lo stato infiammatorio intestinale si potrà procedere alla reintroduzione dei vari alimenti, rivista in un’ottica personalizzata e valutando la reazione che l’organismo avrà verso ciascuno di essi.

In tutto questo contesto, la somministrazione di ozono, ad esempio per via rettale o, nelle forme più impegnative anche con la modalità della autoemoinfusione, viene ad assumere una valenza particolarmente importante per un più rapido e solido successo.

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