Utilizzo del Paracetamolo (Tachipirina) e sua tossicità

Riporto un interessante articolo del Prof. Paolo Bellavite riguardante gli effetti che il paracetamolo ha sul sistema antiossidante di protezione del nostro organismo. Sostanzialmete la tachipirina consuma glutatione che ha un importantissimo ruolo antiossidante. Ecco quindi che, in caso di utilizzo di paracetamolo, è particolarmente utile assumere esperidina o acetilcisteina che sono in grado di ripristinare il ruolo protettivo del glutatione. L’articolo del Prof. Bellavite fa riferimento alla tachipirina usata nel contesto dell’infezione da Covid 19, ma il ragionamento è analogo anche per il normale utilizzo della tachipirina come antifebbrile o antidolorifico.

 

Paolo Bellavite
31-10-2020
Importanza del glutatione e dubbi sul paracetamolo
Due ricercatori italiani (Piero Sestili e Carmela Fimognari) hanno pubblicato su “Frontiers in Pharmacology” di ottobre un interessante articolo in cui evidenziano l’importanza del sistema del glutatione nelle difese antivirus. (Front Pharmacol. 2020; 11: 579944. Paracetamol-Induced Glutathione Consumption: Is There a Link With Severe COVID-19 Illness?). Questo non è un argomento nuovo, ma gli autori sollevano una questione interessante e allo stesso tempo preoccupante: che il sistema del glutatione venga danneggiato da un uso eccessivo del paracetamolo (la tanto nota tachipirina, per intenderci).
Ma partiamo ricordando cos’è il glutatione e la sua importanza nel COVID-19 (vedi anche figura). Il glutatione (GSH) è una sostanza molto semplice presente in tutte le cellule, fatta da tre aminoacidi (cisteina, glicina e glutammato), che ha la caratteristica di poter essere ossidata (GSSG) per intervento di glutatione perossidasi, un enzima che ha come metallo attivo il selenio (ecco perché si consiglia anche un’alimentazione con dosi adeguate di questo minerale). Questo passaggio biochimico è molto importante, perché in tal modo il glutatione viene “sacrificato” per far sì che siano eliminate le molecole ossidanti e tossiche come la acqua ossigenata (H2O2) e i perossidi degli acidi grassi (R-OOH), che si formano durante le malattie infettive e anche a seguito della ingestione di sostanze tossiche o farmaci, o per il metabolismo dell’ossigeno nei mitocondri. Il sistema è così importante che esiste poi anche un enzima, la GSSG reduttasi, che normalmente “ricicla” il glutatione ossidato, consumando del NADPH. Se però il consumo è superiore alle capacità di riciclo o alla disponibilità di NADPH, ecco che si va in deficit e possono insorgere problemi seri per la tenuta della cellula.
Livelli diminuiti di GSH sono associati alle caratteristiche dell’invecchiamento e di un’ampia gamma di condizioni patologiche, nonché all’abitudine al fumo. L’integrità della difesa antiossidante nelle infezioni virali è così importante che secondo alcuni autori i bassi livelli di GSH possono avere un ruolo patogenetico anche nel COVID-19, specialmente nella progressione verso la presentazione più aggressiva della malattia.
Si tratta di un argomento di cui già ho parlato in queste pagine, sottolineando il fatto che l’esperidina (il principale flavonoide dell’arancia) stimola la produzione di enzimi antiossidanti tra cui la glutatione perossidasi e che, dall’altra parte, la n-acetilcisteina (NAC) rifornisce alle cellule la cisteina indispensabile per fare il glutatione. Questo tipo di supplementi alimentari potrebbero probabilmente aiutare a combattere sia il virus sia le sue conseguenze patologiche sulle cellule. La letteratura sull’esperidina e sulla NAC sta crescendo a vista d’occhio, anche se non ci sono ancora prove sicure di un’efficacia clinica o nella prevenzione del COVID-19. Ho già riferito però che già da molti anni è stata provata l’efficacia della NAC nel prevenire e ridurre i sintomi dell’influenza, un fatto che sembra passato nel dimenticatoio in favore dei soliti vaccini. Anche per questo fatto, gli autori segnalano che “sorprendentemente, scarsa attenzione è stata prestata dalle autorità sanitarie nazionali e internazionali allo sviluppo di linee guida comuni per il trattamento del COVID-19 nelle prime fasi, ovvero dallo stadio 1 allo stadio 2A” e aggiungono che “i farmaci utilizzati per la gestione domiciliare dei primi sintomi, nonostante la loro importanza, non sono stati e non sono attualmente considerati con la stessa attenzione e serietà.”
Anch’io ho spesso segnalato che le autorità sanitarie dovrebbero dare indicazioni molto più consistenti sulla migliore dieta in periodi epidemici. Anziché limitarsi a far mettere le mascherine (sulla cui efficacia all’aperto non ci sono prove), raccomandare il distanziamento e bloccare utili attività economiche o ricreative.
E veniamo infine al paracetamolo. In analogia con altre infezioni virali delle vie aeree, i pazienti COVID-19 nella fase iniziale richiedono farmaci antivirali specifici (ancora mancanti) e farmaci per controllare l’infiammazione. I farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS) e il paracetamolo (PAC) sono ampiamente usati nelle comuni infezioni virali delle vie aeree e quindi sono entrambi teoricamente riutilizzabili per COVID-19. Tuttavia l’uso dei FANS è stato, ed è tuttora, scoraggiato per una serie di ragioni, mentre è ancora preferita l’adozione del paracetamolo. Gli autori del lavoro citato sollevano però dei dubbi sull’opportunità di somministrare paracetamolo nel COVID-19. Infatti questo farmaco viene metabolizzato proprio attraverso il ciclo del glutatione e quindi una somministrazione eccessiva di paracetamolo potrebbe ridurre o “svuotare” le difese antiossidanti delle cellule, portando paradossalmente ad una maggiore suscettibilità al virus e quindi all’esacerbazione del COVID-19.
Gli autori si spingono ad ipotizzare che un uso routinario e abbondante di paracetameolo in pazienti a rischio come gli anziani o i portatori di altre patologie epatiche, polmonari o intestinali, insieme alle loro condizioni intrinsecamente fragili, potrebbe peggiorare la scarsità di GSH. Una tale situazione potrebbe aver reso questo gruppo di popolazione ancora più suscettibile alla SARS-CoV2 e potrebbe aver contribuito all’elevata virulenza di COVID-19 osservata in molti paesi dell’UE e negli Stati Uniti. Va ricordato che nella maggior parte dei paesi il paracetamolo è ritenuto un farmaco ben tollerato ed è venduto liberamente come farmaco da banco, aumentando il rischio di abuso involontario e aumentando gli effetti avversi. E’ noto persino che il farmaco è usato a scopo suicidar, e che l’antidoto per eccellenza a tale evenienza è proprio l’acetilcisteina.
Gli autori concludono che si dovrebbero promuovere linee guida per il trattamento più razionale del COVID-19, tenendo in debito conto anche il rischio segnalato di un uso scriteriato del paracetamolo in questa malattia.
Paolo Bellavite
31-10-2020
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